La paleontologia è una disciplina affascinante che ci permette di esplorare il passato della Terra attraverso i fossili. Per secoli, questo campo della scienza è stato dominato dagli uomini, ma molte donne hanno dato contributi fondamentali, spesso senza ottenere il riconoscimento che meritavano.
Oggi, le paleontologhe sono protagoniste della ricerca scientifica, riscrivendo la storia della vita sul nostro pianeta.
Britannica, figlia di un falegname, imparò dal padre come trovare fossili sulle scogliere del Dorset, fossili che riusciva poi a rivendere come souvenir ai turisti. Fra il 1810 e il 1822 scoprì, prima il cranio di un ittiosauro e poi l'intero copro, seguito dal primo scheletro incompleto di plesiosauro. Le sue scoperte rivoluzionarie andarono a incuriosire il naturalista francese Georges Cuvier, padre della paleontologia e dell'anatomia comparata. Non si fermò qui: trovò infatti il primo fossile di rettile volante, uno pterosauro, e diverse specie di pesci.
Il suo percorso nella comunità scientifica fu particolarmente segnato dall'essere donna. Nell'Ottocento, infatti, la paleontologia era un campo dominato dagli uomini, e le donne non erano ammesse nelle principali società scientifiche, come la Geological Society of London. Nonostante le sue straordinarie scoperte, Mary Anning venne spesso esclusa dai riconoscimenti ufficiali: molti scienziati sfruttarono il suo lavoro senza citarla, e le sue intuizioni furono ignorate o attribuite ad altri. Solo negli ultimi decenni il suo grande contributo è stato pienamente riconosciuto da tutti, consacrandola come una figura chiave nella paleontologia.
In questa immagine,
una lettera accompagnata da un disegno realizzato da Mary Anning, in cui descrive la scoperta del fossile oggi noto come Plesiosaurus dolichodeirus, datata 26 dicembre 1823.
Sudafricana, biologa e curatrice del museo di storia naturale di East London, si adoperò caparbiamente per arricchirne la collezione raccogliendo rocce, piume e conchiglie.
Benvoluta dai pescatori locali per la sua passione per la vita marina, si recava spesso al porto in cerca di esemplari rari per il suo museo. Fu così che un giorno, grazie al suo occhio esperto riconobbe un pesce straordinario: un celacanto, forma ritenuta estinta da oltre 66 milioni di anni.
Questa scoperta sconvolse la scienza, dimostrando che alcune specie possono sopravvivere per ere geologiche senza lasciare tracce fossili.
Miss Latimer con un esemplare del celacanto attuale, Latimeria, che da lei prende il nome.
Ricostruzione dell'aspetto in vita di un celacanto fossile, Mawsonia, vissuto al tempo dei dinosauri.
Britannica, studiò archeologia e biologia, specializzandosi in paleoantropologia e lavorando anche come illustratrice scientifica, contribuì in modo significativo alla nostra comprensione dell'evoluzione umana. Nel 1959, insieme al marito, scoprì in Africa il primo cranio di Paranthropus boisei, allora il più antico resto di ominide mai trovato. Nel 1964 contribuì all'identificazione di una nuova specie di Homo, che venne chiamata Homo habilis. Nel 1978, con il suo team, scoprì a Laetoli una straordinaria serie di orme fossili eccellentemente conservate di australopitechi perfettamente eretti.
Ricostruzione in vivo del cranio di Paranthropus boisei.
Nata in Polonia, studiò biologia laureandosi nella città di Varsavia fu una delle massime esperte di dinosauri del Cretaceo. Partecipò come membro delle spedizioni nel deserto del Gobi, ritrovando e poi studiando diversi fossili di dinosauro. La specie Citipati osmolskae, scoperta nel 1995 e descritta nel 2001, venne così nominata in suo onore per il suo contributo alla paleontologia, in particolare per i suoi studi sui dinosauri del Cretacico della Mongolia. I resti di Citipati non sono gli unici che portano il suo nome, a testimonianza del fatto che i suoi numerosi studi furono estremamente importanti per la paleontologia odierna: ne è esempio il piccolo dinosauro semi-acquatico Halskaraptor.
Ricostruzione scheletrica dell'esemplare di Citipati soprannominato "Big Mama", nella posizione in cui è stato trovato (disegno di Marco Auditore).
Ricostruzione dell'aspetto in vita dell'esemplare di Citipati soprannominato "Big Mama", nella posizione in cui è stato trovato.
Oggi, sempre più donne non solo partecipano alla ricerca paleontologica, ma ne sono protagoniste.
Un esempio è Jingmai O'Connor, esperta di evoluzione degli uccelli mesozoici, che ha contribuito alla comprensione della transizione dai dinosauri agli uccelli moderni.
Anche in Italia le paleontologhe hanno un ruolo fondamentale. Stefania Nosotti è stata curatrice del progetto "Dinosauri in Carne e Ossa" ed esperta di rettili marini preistorici.
Le paleontologhe dirigono laboratori, guidano spedizioni e pubblicano ricerche fondamentali, contribuendo a riscrivere la storia della vita sulla Terra. Sebbene ci siano ancora ostacoli da superare, il loro lavoro è sempre più riconosciuto, rendendo la paleontologia una disciplina più inclusiva e meritocratica.
Le donne nella paleontologia hanno lottato contro pregiudizi e barriere per ottenere il riconoscimento che meritano. Oggi, il loro contributo è essenziale e il futuro della disciplina sarà sempre più equo, dove talento e passione saranno gli unici criteri di valutazione.
La paleontologa Jingmai O'Connor, curatrice del Field Museum di Chicago, alle prese con un braccio di tirannosauro.
Stefania Nosotti, paleontologa milanese, in uno scatto fotografico da un'edizione passata di Dinosauri in Carne e Ossa (Courmayeur 2011), mostra di cui è stata curatrice fino al 2019
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Alla prossima avventura nel tempo!